Heritage

Quando gli ingredienti li dona la natura e al birraio spetta il compito di raccoglierli e di comporli assecondando la sua passione e la sua visione, esattamente come fa un pittore che raccoglie i colori sulla tavolozza e li trasforma sulla tela nella sua opera d'arte...

collaborazioni_ricette_oliver_garret.jpg

GARRETT OLIVER

IL MAGO DI NEW YORK CITY

Incredibile talento istrionico, Garrett Oliver è certamente uno dei personaggi più iconici della rivoluzione birraria partita negli Stati Uniti verso la metà degli Anni Settanta. Brew Master della Brooklyn Brewery dal 1994, I nostri cammini si sono incrociati sulla strada della birra...

Istrionico showman, elegante in maniera assolutamente distintiva, capace di sostenere una conversazione serrata sulla storia e la scienza birraria e, dopo un attimo, lasciar esplodere la sua contagiosa risata con una pinta in mano. Garrett Oliver è certamente uno dei personaggi più iconici della rivoluzione birraria partita negli Stati Uniti all'incirca verso la metà degli Anni Settanta e da lì divampata nell'arco di tre decenni in quasi tutto il mondo. Studente di cinematografia, guarda caso con un'autentica ammirazione per quello di Federico Fellini, e homebrewer per passione inizia seriamente a lavorare nell'ambiente birrario nel 1989 come apprendista alla Manhattan Brewing Company.

Il suo talento e la sua creatività sono tuttavia consacrate nel 1994 con l'ingresso nella Brooklyn Brewery in qualità di brewmaster e di partner. Il titolo di brewmaster gli resterà attaccato per sempre anche grazie al suo libro più famoso, The Brewmaster's Table, un magnifico viaggio nel mondo delle birre, delle sue mille sfaccettature e del suo incredibile rapporto con qualsiasi cibo del pianeta. Un libro che ha fatto innamorare decine di migliaia di appassionati e contribuito a forgiare centinaia di giovani birrai. Non è l'unico di Oliver che, anni dopo, coordina e guida i lavori dell'altrettanto fondamentale volume intitolato The Oxford Companion to Beer. In mezzo a questi due lavori ci sono centinaia di degustazioni guidate, premi prestigiosi come il James Beard Award, decine e decine di birre firmate nella sua Brooklyn Brewery ma anche importanti collaborazioni con birrai europei, tra le quali spicca luminosa la Riserva Speciale.

 
La Riserva Speciale nasce dall'incontro tra Garrett e Tonino Guerra, grazie al trait d'union rappresentato proprio dal team di Birra AMA, in quel di Pennabilli, il borgo romagnolo dove viveva il poeta e sceneggiatore. I due parlano di tutto e si capiscono al volo. Ed è quello il momento in cui l'americano decide di creare una birra dedicata a Tonino, che racconti allo stesso tempo la sua anima sognatrice e il suo legame con il territorio. «E che sia leggermente 'acidina' come certe battute di Tonino'», sono le parole di Garrett. Il brewmaster di Brooklyn fa suo uno dei progetti che stanno più a cuore a Tonino Guerra. Ovvero quello dei, così li definisce il poeta, 'frutti dimenticati', patrimonio della biodiversità dell'Appennino romagnolo che ormai non hanno più alcuna valenza commerciale ma che lui si ostina a coltivare nel suo giardino. Come le prugnole e le visciole, una ciliegia selvatica, che infatti finiscono nella ricetta della Riserva Speciale e che le conferiscono profumi inconsueti ed eleganti. E un colore «uguale», sottolinea Garrett, «a quelli che Tonino 'vede' nei suoi sogni e usa nelle sue opere».

 
 

 
collaborazioni_immagine_milton_glaser.jpg

MILTON GLASER

LA BIRRA È "AMORE"

Milton Glaser è il designer che nel 1976, su incarico delle istituzioni locali, realizzò il logo cittadino probabilmente di maggior successo e maggiormente replicato, su milioni di gadget e souvenir, della storia. Si trattava di "I love NY" dove la parola "love" era stata sostituita da un cuore rosso. Milton Glaser è l'autore del design della linea AMA...

La chiarezza è l'ornamento dei pensieri profondi, disse qualcuno. Ed è certamente vero nell'opera più famosa di Milton Glaser, il designer che nel 1976, su incarico delle istituzioni locali, realizzò il logo cittadino probabilmente di maggior successo e maggiormente replicato, su milioni di gadget e souvenir, della storia. Si trattava di "I love NY" dove la parola "love" era stata sostituita da un cuore rosso. Semplice, semplicissimo, ma assolutamente vincente. Anche perché, dietro quella frase così scarna, si celava un mondo intero: l'orgoglio dei newyorchesi, la speranza degli emigranti di ieri e di quelli di oggi, la passione e lo stupore dei visitatori che da tutto il mondo arrivano a visitare la "porta degli Stati Uniti". 

Milton Glaser, classe 1929, è oggi uno dei designer di maggior fama internazionale con mostre personali al Moma e al Centro Pompidou di Parigi, è stato letteralmente ricoperto di premi e riconoscimenti e i suoi lavori si contano a centinaia. Spesso in anticipo sui tempi, la rivista New York da lui fondata e disegnata è stata un punto di riferimento successivamente imitato in tutto il mondo, capace di comunicare idee, filosofia e immagini con pochi tratti essenziali ed eleganti. 

Ha prestato il suo talento praticamente in ogni ambito e per i più diversi committenti. Da istituzioni cittadine appunto, a centri ricerche, da case discografiche a case editrici, da aziende di tutti i tipi a eventi musicali per i quali ha disegnato locandine suggestive. Ha collaborato anche con Brooklyn Brewery, disegnandone il logo principale e creando le campagne pubblicitarie. Ma Glaser ha anche un trascorso italiano importante. Iniziato quando si trovò a studiare a Bologna sotto la guida del grande pittore Giorgio Morandi e proseguito con la realizzazione di uno dei manifesti del turismo che la città di Rimini commissiona ogni anno a un artista diverso. Nel 1995 toccò anche al designer americano e quella fu l'occasione per lui d'intrecciare un rapporto d'amore con la capitale della Riviera Romagnola. Un amore prima di frequentazione, poi a distanza, ma un amore che si riaccese quando, complice l'altrettanto newyorchese Garrett Oliver, il nostro team lo andò a trovare a Manhattan. Garrett al tempo aveva già l'idea di creare con noi una linea di birre dedicata alla ristorazione. Era il suo chiodo fisso. Glaser, da parte sua, fu felice di poter "tornare" a Rimini in qualche modo e giocò sulla parola Amarcord e sull'amore che provava per la città e il territorio circostante. Le birre AMA sono nate in questo modo.

 
 

 
collaborazioni_immagine_tonino_guerra.jpg

TONINO GUERRA

LA BIRRA È UNA "VISIONE"

Nato a Santarcangelo di Romagna nel 1920, e pertanto conterraneo e coetaneo di Federico Fellini, un segno del destino visto che proprio i due saranno i "padri" di Amarcord. Tonino Guerra è stato molte cose insieme: poeta, disegnatore, sceneggiatore.. e birraio..

 Il suo talento poliedrico è figlio naturale del genio ovviamente, ma anche della incontenibile voglia d'esplorazione di ogni singola forma d'arte e, allo stesso tempo, di concepire quasi tutte le azioni umane come possibili forme d'arte. Se forse la sua fama internazionale va ascritta al successo della pellicola Amarcord, Guerra ha lasciato un patrimonio che spazia dalla letteratura al teatro, dalla televisione al cinema, dai libri illustrati alle opere pittoriche. Ha messo la sua firma in un ristorante e in un albergo, ha disegnato porte, stufe e mobili e addirittura dato il nome a una varietà di formaggio di fossa.

Ha anche disegnato, ed è l'omaggio speciale che ha voluto fare a Birra AMA, la bottiglia e l'etichetta della Riserva Speciale. Con quel pavone che riporta immediatamente il pensiero a quello che si posa sulla fontana della piazza del borgo di Amarcord durante la scena della nevicata. La storia di questa collaborazione tra l'artista e Birra AMA vale la pena di essere raccontata. Il primo incontro fu spigoloso perché il carattere di Tonino Guerra era sincero e poco propenso alla falsa cortesia. Si chiedeva cosa potesse avere a che fare lui con la birra e non aveva nessuna intenzione di fare della semplice pubblicità. Ma nella frequentazione con gli uomini di Birra AMA emersero alcuni suoi personali ricordi, legati alla prigionia nel campo di concentramento tedesco, allo sbandamento post liberazione e all'ospitalità dei contadini tedeschi che offrivano agli scampati quel poco che loro stessi avevano: patate, pane, birra! «Una birra scura, dolce, buona», rammentava il Maestro a occhi socchiusi. E poi, all'improvviso: «Ma la vostra, è buona». 

E così, nell'incontro successivo, Birra AMA giocò la carta della Tabachéra. Tonino Guerra festeggiò i suoi novant'anni con questa birra ambrato carico, profumata, intensa e dal grado alcolico rilevante (9% vol). Ne bevve una bottiglia da solo, gli piacque e si innamorò del progetto di una birra che raccontasse il suo territorio. Iniziando a disegnare quell'iconico pavone che volle rappresentare con la coda ancora chiusa. «In attesa del momento magico dell'apertura con lo "stappo" della bottiglia». 

Tonino Guerra, scomparso nel 2012, ha vissuto intensamente ogni giorno della sua vita, condendola di una visione poetica, contadina e fanciullesca, concreta e terrena ma, allo stesso tempo, leggera e sognante. Dal 1989 viveva a Pennabilli, piccolo borgo del Montefeltro, in provincia di Rimini ma a due passi dalle Marche, in una casa chiamata 'dei mandorli' da dove si domina la vallata sottostante.